venerdì 4 novembre 2016

"Chi ti credi di essere?" di Alice Munro


In Giappone l'autunno è considerato la stagione della lettura per antonomasia tanto da aver coniato appositamente l'appellativo "dokusho no aki" – letteralmente, l'autunno della lettura. Per non tradire le aspettative che questa stagione porta con sé tra settembre e ottobre mi sono completamente immersa nella lettura dei generi più disparati (anche se purtroppo non sono riuscita a trovare il modo di buttar giù qualche post) rispolverando, tra i tanti, i vecchi libri di Harry Potter che ho iniziato a rileggere. Quello di cui parlerò oggi, tuttavia, non ha niente a che vedere né con Harry Potter né con le mie letture autunnali, si tratta bensì di uno dei libri che avevo letto sul finire dell'estate e che da tempo aspettavo di recensire.

Sono sempre stata curiosa di provare a leggere qualcosa di Alice Munro fin da quando ha vinto il nobel per la letteratura; alla fine la mia scelta è ricaduta su Chi ti credi di essere?, una delle sue prime opere, non per un motivo preciso ma semplicemente perché l'avevo trovato in una promozione, il che non rappresenta forse il miglior criterio per scegliere il libro con cui iniziare a conoscere un autore. Ma passiamo alla recensione :)


Chi ti credi di essere? è un'opera dalla struttura particolare, a metà strada fra una raccolta di racconti e un romanzo. I dieci capitoli che la compongono possono infatti essere considerati semplici racconti a se stanti che non richiedono necessariamente la lettura degli altri per essere compresi e apprezzati; al contempo, posti in ordine cronologico e con un'unica protagonista a fare da filo conduttore, possono dar vita a un romanzo di formazione che narra la storia e l'evoluzione della sua complessa protagonista.

A renderci desiderabili non è qualcosa che facciamo, ma qualcosa che senza saperlo abbiamo dentro di noi. Rose si guardava allo specchio e pensava: moglie, fidanzata. Che belle parole dolci. Come potevano adattarsi a lei? Era tutto un miracolo; tutto uno sbaglio. Era quello che aveva sognato; non era quello che aveva desiderato.

La storia di Rose ha inizio quando è ancora una bambina ribelle, cresciuta in una famiglia povera e di bassa cultura, che viene punita a cinghiate dal padre, per progredire con le sue esperienze a scuola, il primo fidanzato, gli amanti futuri e il lavoro che la porteranno ad allontanarsi dal suo paesino per farvi ritorno soltanto a distanza di anni. I capitoli, uno dietro l'altro, danno forma al racconto della vita di una donna alla continua ricerca della sua identità e di un modo per distinguersi dagli altri, in particolare dagli appartenenti all'ambiente povero e poco istruito che l'ha vista crescere.
Rose non è una protagonista piacevole, la definirei piuttosto al limite dell'insopportabile: è egoista, irrispettosa, sfrontata e bugiarda – caratteristica, quest'ultima, che si sposa alla perfezione con quella che diventerà poi la sua professione di attrice. In un passo del sesto racconto l'autrice illustra così il suo carattere: "Menzogna e dissimulazione sembravano venirle meravigliosamente spontanee; quasi un godimento in sé." Rose, infatti, non fa che mentire e ingannare non solo gli altri, ma anche se stessa, illudendosi di essere una donna forte e indipendente che non ha bisogno di nessuno per andare avanti e finendo poi con il cercare rifugio tra le braccia di un amante o di una figlia che si rivela essere ben più saggia di lei. 

La repulsione per il mondo da cui proviene è la forza motrice alla base di ogni sua azione, il carburante che nutre quell'irrefrenabile desiderio di distinguersi e allontanarsi da quelle persone che trova solo ripugnanti e alle quali non vuole sentirsi associata mai. Rose è mossa da un senso di superiorità e da uno smodato egocentrismo che la portano a vedere il mondo solo attraverso il suo disgusto, senza mai comprendere né provare ad accostarsi all'animo altrui, e a trarre la sua forza dal disprezzo e dalla derisione degli altri, inclusi i membri della sua famiglia. Eppure per quanto cerchi di sfuggire alla povertà – materiale e interiore – finirà sempre con l'esserne inesorabilmente attratta. Chi sono? Cosa cerco? Sono domande che fanno da sfondo a ogni singolo racconto e che inevitabilmente finiscono con il dipingere la protagonista come una donna debole, incapace di trovare un punto fermo nella propria vita e, dopotutto, non così diversa da coloro il cui atteggiamento tende a deplorare. Rose è un'attrice non tanto sul palcoscenico quanto piuttosto nella vita reale, e solo se riuscirà ad afferrare questo elemento potrà dire di aver trovato se stessa e di essere finalmente maturata.

Chi ti credi di essere? È un'altra domanda – forse la più importante – che fa eco più volte nel corso dell'opera e che, a mio parere, potrebbe a tratti lasciare il dubbio su chi ne sia il vero destinatario. Dall'alto del suo egocentrismo Rose non riesce a leggere nel cuore delle persone, a capire i loro problemi, tutto gira attorno a lei; e chi si credono di essere gli altri per agire in quel determinato modo? Più volte ho avuto l'impressione che proprio "gli altri" fossero coloro cui Rose avrebbe voluto indirizzare questa domanda, quando dalla narrazione risulta inequivocabile che l'unica destinataria designata dall'autrice sia proprio la sua protagonista.

Per suo padre Flo incarnava l'ideale di donna. Rose lo sapeva anche perché lui non mancava di ripeterlo. La donna doveva essere energica, efficiente, in gamba a fare e a risparmiare; doveva essere furba, abile nel contrattare, imperiosa e capace di smascherare le altrui falsità. Al tempo stesso, doveva mostrarsi intellettualmente ingenua, puerile, nemica di carte geografiche, paroloni difficili e di tutto quello che c'è nei libri, piena di belle idee confuse, superstizioni, credenze popolari. [...] Perciò una parte della vergogna di Rose dipendeva dall'essere femmina ma per sbaglio, dal non essere destinata a diventare una donna come si deve. Ma c'era dell'altro. Il vero problema era avere in sé e assecondare tutte le caratteristiche di suo padre da lui giudicate peggiori. Tutto ciò che lui era riuscito a mortificare e a sopire in se stesso, raffiorava in lei che non manifestava invece alcuna volontà di combatterlo.

Anche il femminismo trova un suo spazio nel corso della narrazione e prende forma nella naturale propensione di Rose a ribellarsi nei confronti della sua famiglia, nonché ovviamente nel suo desiderio spasmodico di emancipazione. La terribile somiglianza con il padre proprio su quegli aspetti che lui cerca in tutti i modi di reprimere mentre lei lascia liberamente venire a galla simbolizza proprio la conflittualità tra il disperato bisogno di Rose di differenziarsi da quella famiglia così retrograda e, ironicamente, la grande somiglianza che la accomuna a essa. E proprio in questa cornice si forma l'ideale femminista che, insieme al bisogno di distinguersi, spingerà la protagonista a scegliere il suo percorso nella vita.

Mi è piaciuto questo libro? Ad essere sincera, me lo sto ancora chiedendo. Ho visto più volte paragonare Alice Munro a Virginia Woolf e ciò mi ha creato delle false aspettative. Penso che bisognerebbe smetterla di paragonare autori e artisti ai loro predecessori con tanta semplicità perché si rischia di incorrere nel duplice errore di ingannare il lettore e sminuire il loro lavoro. In Alice Munro, o almeno in quest'opera, non ho trovato nulla della meraviglia e del tormento che caratterizzano i lavori della Woolf, nondimeno ci troviamo ugualmente davanti a un testo interessante e profondamente riflessivo. Onestamente, avrei preferito godermelo senza inutili aspettative che hanno finito unicamente con il creare in me un senso di delusione che forse avrei potuto evitarmi, ma purtroppo così non è stato. Se dovessi dare un parere a cuor leggero su questa lettura direi: "Interessante, ma mi aspettavo di più da un premio nobel", tuttavia preferisco non fermarmi qui e prima di poter dare un giudizio globale sull'autrice vorrei approfondirne ulteriormente la conoscenza.

4 commenti:

  1. Ciao! Inizio subito col dirti che sono veramente affascinata dal tuo modo di scrivere recensioni: è dettagliato, preciso, accurato... invogli veramente alla lettura.
    Per quanto riguarda Alice Munro, ho un'amica che me la consiglia da anni, ma forse non sono mai stata sufficientemente interessata, perché l'idea di tanti racconti "slegati" non mi attira particolarmente. Questo progetto così coeso, invece, mi interessa decisamente di più!
    Quando hai parlato del carattere di Rose, non so perché, mi è venuta in mente Rossella O' Hara... le assomiglia almeno un po'?
    A presto :-)

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    1. Anch'io in genere non sono una grande amante dei libri di racconti, non riescono mai a coinvolgermi pienamente, ma questo si presenta alla fine nella forma di un romanzo completo e potrebbe risultarti di più facile lettura :) Mmh... sai che a me, più che a Rossella O'Hara, il personaggio di Rose ha fatto molto pensare a Emma di Madame Bovary?
      Comunque grazie davvero per le tue belle parole, non sai quanto sono importanti per me visto che non sono quasi mai soddisfatta di quello che scrivo :)

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  2. Buongiorno Martina,
    sono molto felice di aver conosciuto il tuo blog. E' uno spazio molto interessante e ti faccio i miei complimenti per come scrivi le recensioni e per il coraggio e la passione che metti nei tuoi post.
    Mi piacciono le tue scelte di lettura, originali e non scontate, e poi siamo molto simili nel desiderio - purtroppo irrealizzabile - di volare a Hogwarts: vorrei tanto diventare amica di George e Fred!
    Ci rileggiamo presto!
    Nel frattempo, se hai voglia, passa a trovarmi ogni tanto nel mio angolino virtuale.
    Ciao da Eva.

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    1. Ciao e grazie per essere passata dal mio blog, verrò a breve a fare una visita anche al tuo :)
      Fred e George comunque sono anche due dei miei personaggi preferiti di Harry Potter, come non adorarli? ;) A presto!

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