sabato 20 maggio 2017

"Le rose di Versailles" (Lady Oscar) di Riyoko Ikeda

Buongiorno a tutte, lettrici! Il tempo scorre alla velocità della luce e scivola via senza nemmeno che me ne accorga, soprattutto quando, come da un po' di mesi a questa parte, ho tra le mani diversi lavori (e relative scadenze) da portare a termine. E così il tempo per la lettura e il blog tende a scarseggiare, costringendomi a rimandare continuamente cose che vorrei leggere e di cui vorrei parlare, che non fanno altro che accumularsi all'infinito. Ma in tutto questo c'è anche qualcosa di positivo: sto facendo (finalmente!) un lavoro che amo e in cui sto cercando di specializzarmi al meglio, è finalmente arrivata l'estate che ho tanto atteso e, non ultimo, grazie al lavoro sto riprendendo in mano vecchie passioni che avevo abbandonato da tempo. Proprio per questo, quando la settimana scorsa sono tornata per un po' a casa dei miei, ho deciso di riprendere in mano un vecchio manga che non leggevo da moltissimo, ma che per quasi tutta la vita mi ha appassionato e che, ancora una volta, è tornato a donarmi forti emozioni. Sto parlando, ovviamente, del bellissimo Le rose di Versailles di Riyoko Ikeda, meglio conosciuto in Italia come Lady Oscar.

Una delle tante versioni giapponesi del manga.

Pietra miliare della storia del fumetto e dell'animazione giapponesi, è impossibile negare che Lady Oscar abbia colmato l'infanzia di ognuna di noi, facendo innamorare, sognare e anche emozionare generazioni di bambine e adolescenti. Penso di poter dire senza remore che si tratta, ancora oggi, di una delle opere più belle e coinvolgenti mai realizzate a livello di fumetto e animazione, tanto da nutrire ancora una folta schiera di appassionati e contare innumerevoli ristampe, rivisitazioni, nonché spettacoli teatrali a esso dedicati; e pensare che quando la Ikeda propose per la prima volta la storia al suo editore si vide rispondere che a nessuno sarebbe mai interessato un manga ambientato nel '700 europeo. Inutile dire che le previsioni dell'editore furono ben presto smentite, e l'opera ottenne un grande successo sia in patria che all'estero, facendo della sua eroina una vera e propria icona a livello mondiale. Con la sua opera, la Ikeda è infatti meritevole non solo di aver presentato al pubblico un nuovo modello di eroina in cui identificarsi, ma di aver segnato un punto di svolta nella storia del manga che, fino a quel momento, era stato di esclusiva competenza maschile. La stessa autrice, in un'intervista, confessa: "Quando ho scritto Le rose di Versailles era sicuramente difficile per una donna, e soprattutto per una donna in Giappone, guadagnarsi da vivere da sola. C’erano molte resistenze da parte degli uomini e, anche nel mondo dei mangaka la retribuzione delle donne, a parità di carriera e pubblicazioni, era la metà della loro. […] Una donna che raggiungeva una condizione più alta di un uomo veniva osteggiata e mi è capitato anche di ricevere telefonate di insulti da parte di uomini." Lady Oscar, a suo tempo, venne pertanto a rappresentare una vera e propria rivoluzione nel mondo del fumetto giapponese sia a livello di tematiche trattate che di modalità, aprendo la strada a numerose autrici a seguire, e divenendo così una leggenda e un modello di ispirazione per molte giovani donne nel mondo. E poi, vogliamo forse negare come molte di noi abbiano imparato la storia della rivoluzione francese proprio grazie a lei?
1755... Quell'anno, in tre diversi paesi europei, nacquero tre persone che, in seguito, il destino avrebbe fatto incontrare a Versailles, in Francia. In Svezia, un regno del nord Europa, nacque Hans Axel von Fersen, primogenito di un senatore di nobile estrazione. Fersen era dotato di immense ricchezze e di una elevata posizione sociale, di compostezza, di perspicacia e di una figura ben proporzionata e virile, che poi avrebbe fatto battere il cuore di tutte le dame di Versailles. Oscar Françoise de Jarjayes nacque invece in un palazzo aristocratico non lontano da Versailles. Era l'ultima figlia di una nobile casata i cui appartenenti, grazie all'appoggio della famiglia reale, detenevano da generazioni la carica di generale della guardia reale. E infine... la sventurata regina Maria Antonietta, che il destino avrebbe proiettato nel vorticoso turbine della storia.
Così si apre una delle opere storiche (in tutti i sensi) del fumetto giapponese, introducendo fin da subito tre dei quattro personaggi fondamentali che muovono le redini della vicenda. Come immagino ormai tutte sappiate, Lady Oscar narra la storia della giovane regina Maria Antonietta e della prima rivoluzione francese del 1789, che portò alla temporanea caduta della monarchia e all'instaurazione della Prima Repubblica. Alla storia della rivoluzione si affianca però anche la storia delle persone che la popolarono, alcune realmente esistite e altre frutto dell'invenzione dell'autrice, e la vicenda storica diventa teatro per la narrazione di un'esperienza umana fatta di amore, fastosità e pathos, ma anche di povertà, sofferenza, ingiustizie e tradimenti. Maria Antonietta, il Conte di Fersen, Oscar e André, i quattro personaggi che si muovono su questo scenario sono descritti come figure che ardono di passione, del bisogno di amare ed essere amati a loro volta, ma che si consumano di un amore tanto intenso quanto impossibile a causa delle rigide imposizioni sociali che regolano le loro vite. André è da sempre innamorato di Oscar, ma costretto a limitarsi al ruolo di suo fedele braccio destro con la consapevolezza, a causa della mancanza di un titolo nobiliare, di non poter aspirare a nulla di più; Oscar è innamorata di Fersen, ma rassegnata a non veder mai coronato il suo sogno d'amore a causa della sua posizione che le impone, tra le altre cose, di fingersi un uomo agli occhi di tutti se non di poche persone fidate; Antonietta e Fersen si amano di un amore sconfinato che non potranno però mai vedere coronato poiché lei è la Regina di Francia.
Fersen... Nel tuo cuore non c'è un posto libero per me... anche piccolo? Oppure sei deciso a correre verso la rovina, con il cuore colmo dell'amore irrealizzabile per la regina Antonietta? Che pena... Tutti gli esseri umani, dunque, sopportano in solitudine una passione bruciante, consumati dal loro stesso amore? Ditemi, André... Rosalie...
Due mondi si intrecciano vorticosamente in questa tormentata vicenda: quello della nobiltà raffinata e sperperatrice e quello del popolo affamato e oppresso; due realtà che più diverse non potrebbero essere, ma che la Ikeda mette costantemente in relazione l'una con l'altra, analizzandole e confrontandole. È questo che emerge dalla mediazione imposta dai personaggi di Oscar e André – una nobile e un borghese che si lasciano trascinare dal vortice di vicende che sconvolge ambedue le realtà – così come dalla resa del personaggio di Maria Antonietta. La Regina di Francia viene infatti dipinta come una fanciulla di animo affabile e generoso; una bambina che sacrifica la sua felicità in favore di un'alleanza tra il suo paese, l'Austria, e la Francia; una ragazza amabile e ingenua che si lascia facilmente ingannare e coinvolgere nel giro degli sperperi e del gioco d'azzardo; una donna infelice, bisognosa d'amore ma disposta a rinunciarvi in nome del suo ruolo politico, rifugiandosi in un altro tipo di amore, quello per i propri figli; una regina degli sprechi e della magnificenza che ha però sempre agito in buona fede, inconsapevole delle reali conseguenze delle sue azioni.
Il punto di incontro tra questi due mondi è proprio nella figura di Oscar che, nobile lei stessa, se da una parte si avvicina sempre più al popolo aprendo gli occhi sulla sua infelice condizione e l'ingiustizia del modo in cui è trattato e costretto a vivere, dall'altra non si allontana mai completamente dalla sua regina, nella quale continua a vedere una donna dolce e generosa, sempre degna del suo affetto. Mentre il popolo soffre la fame a causa di una nobiltà che non è in grado di avvedersi che una simile sofferenza possa esistere nella vita di una persona, esso vede i nobili come delle figure che trascendono l'animo umano, incapaci di provare emozioni né dolore alcuno. Eppure questi individui, sebbene così lontani tra loro e destinati probabilmente a non incontrarsi mai, sono in realtà più vicini e simili di quanto possano immaginare, uniti dalla stessa capacità di amare, soffrire e commettere errori, perché dopotutto sono "tutti umani allo stesso modo".
Sono venuta in questo paese come sposa del Delfino di Francia quando avevo appena quattordici anni. Ero ancora una ragazzina ignara dell'amore, che pensava solo a giocare... In nome dell'alleanza tra Austria e Francia sono diventata la sposa del Delfino, quindi la Regina, la madre della patria. E così sono stata costretta a dimenticare che sono prima di tutto una donna, una donna di nome Maria Antonietta. [...] Prima ancora di essere una regina, io sono un essere umano! Sono semplicemente una donna, una donna nel cui petto batte un cuore vivo! Sono una donna che aspetta tremante di amare e di essere amata, proprio come chiunque altra! Fersen... Aver incontrato quell'uomo, amarlo ed esserne amata... tutto questo dà un senso alla mia giovinezza. È lui il mio primo amore! Nemmeno Dio può impedire al mio sangue di fluire verso Fersen, e di sbocciare come un fiore scarlatto!
Ma a risaltare, tra tutti, è sempre il personaggio di Oscar. Cresciuta fin da piccola come un ragazzo, Oscar succede presto al padre a capo della guardia reale, diventando uno dei consiglieri più fidati della regina. Grazie alla sua avvenenza è solita lasciare sempre dietro di sé uno stuolo di fanciulle innamorate, molte delle quali convinte che si tratti di un uomo, una di queste è la giovane Rosalie, una fanciulla del popolo che Oscar accoglie in casa sua e che, anche dopo essere venuta a conoscenza
della sua vera identità, continuerà per molto tempo ad ammirarla e a sperare nel coronamento del suo sogno d'amore, fino a quando il suo sentimento non si trasformerà in un affetto profondo e sincero. Ma Oscar, pur vestendo e comportandosi da uomo, rimane nel suo intimo una donna, cosa di cui prenderà completamente coscienza solo grazie al suo tormentato amore per Fersen, sentimento che la spingerà a indossare i panni femminili per la prima volta nella sua vita al solo scopo di essere guardata e ammirata come donna dall'uomo che ama. In un involucro maschile Oscar nasconde a tutti gli effetti un cuore di donna: ama come  una donna, soffre come una donna, abbraccia tutte le forze e le debolezze di una donna, e non di una donna qualunque ma di una donna innamorata fin nei meandri più intimi del suo cuore.
Quello di Oscar è un personaggio affascinante, intenso e originale ma, nel descrivere la sua grandezza, l'autrice non manca certo di esporla ai pregiudizi riservati a ogni degna esponente del "gentil sesso". Non basta essere stata il generale della guardia reale per far dimenticare a chi la circonda di non essere altro che una donna, non sono sufficienti la forza, il coraggio, la passione e i buoni propositi per convincere del suo valore come essere umano e come soldato, per essere rispettata. E così, quando sceglie di farsi declassare a capo della guardia francese, privata di qualunque privilegio le spettasse nella guardia reale, non sarà facile per lei farsi accettare dai suoi nuovi soldati. Innumerevoli volte essi si ribelleranno ai suoi comandi e organizzeranno scherzi al solo fine di indurla a rinunciare alla sua carica per il semplice fatto di non poter accettare di essere comandati da una donna; eppure saranno proprio la sua onestà e il suo coraggio di affrontarli alla pari che li convincerà, infine, ad accettarla.
Punirvi sarebbe fin troppo facile... ho tutto il potere per farlo! Ma, ditemi... che senso avrebbe reprimere con la forza i vostri atti di ribellione?! Potrei forse costringervi a obbedirmi esteriormente, ma non interiormente! Perché lo spirito è libero! Ciascuno di noi... qualsiasi essere umano... finché resta tale... possiede la libertà dello spirito! Lo spirito non si fa schiavo di nessuno, e non è proprietà di nessuno! Per questo... per questo preciso motivo, non avrebbe alcun senso reprimere le vostre ribellioni facendo ricorso alla mia autorità... per questo non avrebbe senso punirvi.
Oscar è forte, è valorosa, ma è anche fragile e sente il bisogno di abbandonarsi alla tenerezza e all'amore – prima di Fersen e poi del fedele André – come sostegno fondamentale al peso di una posizione che il suo sesso non è ritenuto all'altezza di occupare e di una serie di scelte che la porteranno a mettere in discussione tutto quello che è stata la sua vita fino a quel momento. Arriverà anche a interrogarsi sul matrimonio e sul significato della felicità per una donna, Oscar, proverà insicurezza e si chiederà se forse sarebbe dovuto essere tutto diverso. Ma c'è una cosa, una soltanto, che non rinnegherà mai e di cui sarà sempre grata: il fatto di aver avuto, a un certo punto della sua vita, la possibilità di scegliere chi essere veramente – cosa che non rappresentava necessariamente un diritto per le donne dell'epoca – e quello di essere stata sempre, in ogni momento, fedele a se stessa. 
Anche se sono una creatura infima, indegna della misericordia di cui Dio l'ha investita, ho vissuto la vita che mi è stata assegnata rimanendo fedele a me stessa senza rimpiangerne neppure un istante. Esiste forse felicità più grande, per un essere umano?

Sono da sempre profondamente e immensamente grata a Riyoko Ikeda non solo per aver ideato un'eroina così affascinante e fonte di ispirazione per milioni di giovani donne in tutto il mondo, ma anche per aver dato vita a questa meravigliosa storia intrisa di poesia, passione e tanta, tanta bellezza. Che il fumetto sia da considerarsi esso stesso letteratura? Ho sentito dibattere infinite volte su questo argomento e oggi la mia risposta è sì. Se il fumetto è questo, allora non si può parlare d'altro che di intensa, impareggiabile letteratura.

A chiunque non avesse letto il manga e fosse interessato a farlo, io ho letto la versione della Planet manga pubblicata nel 2001 (dio, come mi sento vecchia!), ma ne esiste una più nuova edita dalla Goen (RW Edizioni) e uscita nel 2015. Nel frattempo, vi lascio con le sigle dell'anime, quella originale giapponese e le due italiane, qual è la vostra preferita? ;)








1 commento:

  1. Ciao Mami, adoro la storia di Lady Oscar, non solo come cartone animato, ma anche come manga!

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