Continua la mia scoperta dei classici delle amatissime sorelle Bronte e questa volta è il turno di Cime tempestose, l’unico romanzo pubblicato da Emily, seconda delle tre sorelle, e indubbiamente uno dei più conosciuti e amati. Confesso di essermi avvicinata a questo romanzo non senza un briciolo di esitazione a causa delle numerose recensioni che ho letto online e che si dividevano tra alcune super entusiaste e altre che manifestavano una profonda delusione. Da neofita amante dei classici e alimentata da un’irrefrenabile voglia di conoscerne il maggior numero possibile, ho scelto però di non lasciarmi influenzare e di giudicare con i miei stessi occhi.
Che dire, il mio voto è senza dubbio positivo! Così positivo da permettergli di entrare non certo nella mia top 3, ma comunque nella rosa dei miei titoli preferiti di sempre.
Salì sul letto e spalancò di furia la finestra, scoppiando, mentre lottava per aprirla, in un’incontrollabile e tragica esplosione di pianto.
“Entra, entra!” singhiozzava. “Entra, Cathy. Oh, entra. Ancora una volta! Oh, diletta dell’anima mia, ascoltami questa volta, ascoltami infine, Catherine!”
[…]
Vi era una tale angoscia nell’esplosione di dolore che accompagnava quella sorta di delirio che la compassione mi spinse a dimenticare tanta follia, e mi allontanai, dolendomi quasi di avere ascoltato, pentito di aver narrato il mio ridicolo incubo dal momento che era stato causa di tale indicibile sofferenza; sebbene non riuscissi a comprendere perché.
Il Signor Lockwood si trasferisce in una dimora conosciuta come Trushcross Grange dove poter trovare un po’ di solitudine in cui rimanere solo con i suoi pensieri. Andando in visita al suo affittuario, lo scontroso Heathcliff, a Wuthering Heights, rimane tuttavia colpito da lui e dagli strani individui con cui condivide la sua abitazione: una giovane fanciulla un po’ scorbutica e un ragazzotto rozzo e dall’aria poco intelligente. È durante una prolungata malattia che il Signor Lockwood chiede a Ellen Dean, la governante di Thrushcross Grange, di raccontargli la storia di quella strana famiglia.
Attraverso il racconto della donna, che occupa la maggior parte della storia, veniamo così a conoscere il passato di Heathcliff, un piccolo zingaro senza famiglia accolto nella sua casa dal Signor Earnshaw e da lui cresciuto come un figlio, e del suo amore passionale ma contrastato con la bella Catherine, sua sorella adottiva. Nonostante lo splendido rapporto con Catherine, infatti, Heathcliff non è altrettanto amato dal fratello di lei, Hindley. Alla morte del Signor Earnshaw, Hindley prenderà possesso di Wuthering Heights permettendo a Heathcliff di rimanere ma declassandolo alla condizione di servo e privandolo completamente di ogni forma di educazione. Questa situazione porterà a un progressivo allontanamento della giovane coppia che indurrà la viziata ed egoista Catherine, seppure ancora innamorata del fratellastro, a cercare il buon nome e la stabilità nel matrimonio con il cugino Edgard Linton. Da questo momento Heathcliff, perdutamente innamorato di Catherine ma violento e rozzo nella sua natura, cercherà di dare pian piano forma alla sua lenta ma distruttiva vendetta nei confronti di tutti coloro che, a detta sua, lo hanno privato della vita.
La prima cosa che mi ha colpito di questo romanzo è la natura stessa dei suoi personaggi. Generalmente tendiamo ad amare racconti i cui protagonisti ci colpiscono perché in qualche modo li sentiamo vicini, perché ispirano in noi una qualunque sorta di ammirazione, o curiosità, o empatia. Penso siano rari, almeno per quanto mi riguarda, i casi in cui si riesce ad amare un romanzo provando tuttavia un sentimento avverso nei confronti del suo protagonista; fino a oggi mi era successo solo con Emma di Jane Austen. La cosa sorprendente di Cime tempestose è che nessuno, non uno dei numerosi personaggi che si muovono al suo interno è non dico piacevole, ma anche solo tollerabile. Ci troviamo infatti di fronte a personaggi viziati, egoisti, vendicativi, spesso rozzi o violenti, quasi sempre ossessivi o ossessionati da qualcosa. La forza motrice di questa storia è l’odio e il desiderio di vendetta che ne deriva, anche quando scaturisce dall’amore, e di odio vivono tutti i personaggi che ne fanno parte. Neanche per un istante ho apprezzato anche un solo personaggio di questo romanzo, eppure la storia mi ha travolto con la sua disarmante forza brutale, mi ha fatto provare rabbia e dolore, e così facendo ha colpito nel segno.
“[…] Non lo avrei mai allontanato da lei fino a quando lei avesse desiderato vederlo. Nell’istante stesso in cui l’affetto di Catherine fosse cessato, gli avrei strappato il cuore e avrei bevuto il suo sangue! Ma fino ad allora, se non mi credi non mi conosci, fino ad allora sarei morto istante dopo istante prima di toccargli un solo capello!”
Quella di Cime tempestose non è una storia d’amore, ma una storia di ossessioni, di vendetta e di una famiglia distrutta. Fin dalle prime pagine si presenta per la sua essenza selvaggia, per quell’istinto violento che anima i suoi personaggi, crudo e indomabile al punto da farli apparire quasi più come bestie che esseri umani. Anche la tormentata storia d’amore fra Heathcliff e Catherine, per quanto apparentemente naturale e sincera, è frutto di un sentimento folle e malato che porta lui ad annullarsi completamente nel pensiero di lei, e lei, troppo ridicolosamente piena di sé per considerare l’esistenza di chiunque altro, a lasciarsi ossessionare dal riflesso della sua anima in quella di Heathcliff. Impossibile provare affetto o empatia per i due giovani amanti, eppure se Catherine non può che suscitare profonde idiosincrasie, Heathcliff, pur nella sua cattiveria e brutalità, pur non essendo in alcun modo giustificabile, riesce a renderci in qualche modo partecipi del suo dolore e delle sue emozioni, quelle di una vita ormai andata distrutta e che non troverà pace finché non riuscirà a fare altrettanto con quella di coloro che ne ritiene i vili responsabili.
“[…] ho solo una preghiera – la ripeterò finché la mia lingua si seccherà: Catherine Earnshaw, possa tu non trovare mai riposo fino a che io sarò in vita! Hai detto che ti ho ucciso – torna dunque e perseguitami! Gli assassinati, credo, perseguitano i loro assassini; so che ci sono stati fantasmi che vagavano sulla terra. Sii sempre con me – sotto qualsiasi forma – portami alla pazzia! Ma non lasciarmi in questo abisso in cui non posso trovarti! La mia sofferenza è indicibile! Non posso vivere senza la mia vita! Non posso vivere senza la mia anima!”
Ho trovato letteralmente impossibile non farmi travolgere dalla violenta ondata di passione e sentimenti di Cime tempestose. Alcuni lettori hanno commentato la loro personale delusione nei confronti di questo romanzo asserendo che “Emily non è Charlotte”. E no, Emily non è Charlotte. E non ha nemmeno alcun motivo di esserlo. Stilisticamente parlando, in effetti, Emily manca completamente della penna elegante e raffinata della sorella, che rimane ancora la mia preferita. Ma il suo stile, più grezzo e diretto, è l’ideale per questa storia che di raffinato ed elegante non ha proprio nulla, ma che ha invece un animo violento, selvaggio, irriverente. È proprio la sua penna, infatti, ad accentuare il carattere ossessivo e l’animo tormentato dei suoi personaggi, e a donare maggiore enfasi alla follia che si snoda come un filo elettrico attraverso la loro storia.
Personalmente, ho sinceramente amato questo romanzo che ha saputo emozionarmi come pochi altri e di certo è un titolo che consiglierei senza troppi indugi a ogni buon lettore. E con questo, dichiaro ufficialmente aperta la caccia agli altri romanzi delle interessantissime sorelle Bronte! ;)
Amo Cime tempestose, ma ci ho messo tre letture per apprezzarlo del tutto! Come dici tu, non è una storia d'amore, per nulla! E la scrittura di Emily la rende potente, grezza, primordiale. Credo che una delle cose che più di tutte mi ha colpita, fin dalla prima lettura, sia lo stile della narrazione: mai i narratori sono i protagonisti diretti ma sempre personaggi secondari, semplici comparse degli attori (il signor Lockwood e la signora Dean). In questa maniera è come se Emily segnasse una distanza, tra la letteratura e la vita, relegando i comuni mortali al ruolo di semplici spettatori di passioni ultraterrene possibili solo nella letteratura e nella poesia. O, almeno, questa è l'interpretazione che ne ho dato io:) Ti consiglio molto La signora di Wildfell Hall di Anne, visto che hai aperto alla caccia. L'ho trovato molto bello e diverso ancora dalle opere delle due sorelle:)
RispondiEliminaMolto interessante la tua interpretazione! Concordo sul fatto che sia un libro che necessita più letture per essere apprezzato pienamente, non a caso ho letto anche di numerosi lettori che ne sono rimasti delusi. A me invece ha preso fin dall'inizio.
EliminaGrazie per il consiglio, lo leggerò sicuramente (anche se credo che intanto leggerò Agnes Grey visto che è già in casa!)
Hai detto benissimo: Cime tempestose non è un romanzo d'amore, ma, anzi, di passioni tenebrose, egoiste, folli, dalle quali il lettore è portato a distaccarsi, più che a cercare nei personaggi una sintonia, una giustificazione, un solo motivo per cui sostenerli in questi slanci autodistruttivi.
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo, e questo è ciò che mi ha fatto amare così tanto questo libro.
EliminaCime tempestose è uno dei miei romanzi preferiti di tutti i tempi!! E' il primo classico che abbia mai letto, e amo questo genere *^*
RispondiEliminaMi è piaciuto molto anche Emma, ma non mi sono distaccata completamente dalla protagonista :) L'ho trovata molto umana, con difetti comuni - anche se molti - e comunque le idee che la società le ha inculcato per tutta la sua vita :)
Comunque, bellissimo blog! Se ti va di passare nel mio, questo è il link
http://bookishbrains.blogspot.it/
A presto^^
-G
Ciao e grazie per essere passata dal mio blog!
EliminaAnche a me è piaciuto molto Emma ma, come dici tu, si tratta di una protagonista che per quanto insopportabile è pur sempre molto umana. I protagonisti di Cime tempestose invece, a mio parere, trascendono questa umanità attraverso azioni e sentimenti a noi quasi incomprensibili. E proprio questo è uno dei punti di forza del libro. :)