mercoledì 10 maggio 2017

E noi, cosa possiamo fare?

Buongiorno a tutte :) In questi giorni la lettura va un po' a rilento (più che altro perché sto leggendo Guerra e pace e, anche leggendone duecento pagine, vista la sua mole, sembra sempre troppo poco), senza contare l'influsso della primavera che non manca mai di metterci il suo zampino e farmi crollare addormentata ogni sera appena tocco il divano. Nonostante le "poche letture" di quest'ultimo periodo ne ho però molte di arretrate in attesa di essere recensite, ma non sarà oggi il loro momento.

Oggi vorrei infatti soffermarmi su una questione che mi aveva molto coinvolta mesi addietro e cui sono tornata a pensare proprio in questi giorni grazie a questo interessantissimo post trovato sul blog di un'amica. La domanda di base che mi pongo è: cosa possiamo fare noi non solo come donne, ma come singoli individui, per combattere le discriminazioni di genere?

Certo, oggi si parla molto di femminismo e di pari opportunità, si fanno manifestazioni in favore dell'uguaglianza di genere e contro il femminicidio, si istituiscono quote rosa e si discute senza sosta di modifiche alla lingua italiana per l'introduzione del femminile nei nomi di tutte quelle professioni che, fino a poco tempo fa, erano ritenute esclusivamente maschili. Tutto molto bello, sì, ma quello che mi sono sempre chiesta è: davvero tutto questo può servire a cambiare la situazione? E la risposta che mi sono sempre data è: be', fino a un certo punto. Non fraintendetemi, penso che l'abitudine e il linguaggio influiscano in modo esponenziale sulla mentalità delle persone e, sicuramente, abituare qualcuno a vedere, tanto per fare un esempio, un egual numero di uomini e donne in parlamento o a utilizzare la terminologia femminile di determinate professioni, può contribuire a creare l'idea che è del tutto normale per una donna accedere a certe cariche e occupazioni. Tuttavia, mi chiedo anche: che senso ha che in un posto di lavoro ci siano tante donne quanti sono gli uomini, se poi il loro parere non viene tenuto in considerazione e il loro operato sminuito? A cosa mi serve essere chiamata ingegnera, sindaca, avvocata, se poi il mio stipendio sarà inferiore a quello dei miei colleghi uomini solo perché sono una donna? Le parole e i numeri sono importanti, certo, ma lo sono ancora di più le azioni. E con azioni, intendo quelle di ogni singolo individuo.

Perché la mentalità patriarcale è ormai penetrata così a fondo nella nostra cultura (e parlo di cultura in quanto genere umano, non come italiani, tedeschi, francesi e via dicendo) e in ogni singolo aspetto della nostra vita, che finiamo per assecondarla senza neanche rendercene conto. È asservimento a una mentalità patriarcale quando nel corso di conferenze e riunioni di lavoro le donne, in numero schiacciantemente inferiore ai loro colleghi uomini, si sentono da questi inibite e si astengono dal fare interventi, come nel caso illustrato dalla mia amica; ma lo è anche quando a un colloquio di lavoro ci viene chiesto se abbiamo, o siamo intenzionate ad avere, figli e noi rispondiamo ossequiosamente senza contestare; quando ci stupiamo, seppur senza malizia, che una donna o un uomo stiano facendo un determinato lavoro; quando, in diverse occasioni, tendiamo a dividerci spontaneamente in gruppetti separando gli uomini dalle donne come a marcare che tra i due esiste una sostanziale differenza e non possono in alcun modo amalgamarsi insieme senza enfatizzare questa diversità; quando diciamo "noi donne siamo così e voi uomini così", perché anche se sono pienamente convinta della differenza tra uomini e donne, non si tratta certo di diversità basata su cose banali quali, ad esempio, i gusti personali e come svolgiamo determinate mansioni di routine; quando fanno una battuta sul nostro essere donne e noi non controbattiamo o, peggio, ridiamo; quando per strada incrociamo dei ragazzi sconosciuti che ci inviano salutini ammiccanti o apprezzamenti di vario genere e noi ci limitiamo a ignorarli, se non addirittura a esserne compiaciute; quando ci dicono: "Una ragazza della tua età non dovrebbe fare così" e noi pensiamo che, nonostante tutto, infondo sia proprio vero; quando siamo in crisi perché alla nostra età non abbiamo ancora trovato un uomo e "resteremo zitelle a vita"; quando rinunciamo ai nostri sogni per seguire e supportare quelli del nostro compagno, o quando, non desiderandolo fare, ci viene fatto notare da amici e parenti che siamo egoiste perché rischiamo di rovinare una famiglia per i nostri capricci e noi, pur non condividendo la loro opinione, ci limitiamo ad accettarla come tale senza nemmeno provare a far capire loro quanto di sbagliato ci sia in tutto questo; è assoggettamento a una mentalità patriarcale anche solo quando mettiamo al mondo un figlio e attacchiamo fuori dalla porta il classico fiocco rosa o azzurro, a seconda del sesso del nascituro, perché, come afferma Elena Gianini Belotti nel suo saggio Dalla parte delle bambine – di cui spero di proporvi una recensione a breve – questo semplice atto costituisce la primissima forma di differenziazione forzata tra i due sessi, che li condurrà poi in quella spirale senza fine di luoghi comuni e pregiudizi che è la nostra società, condizionandone forzatamente pensieri e azioni.

Sono certa che ognuna di noi, almeno una volta nella vita, abbia compiuto una di queste, o anche altre, azioni in modo del tutto naturale e privo di ogni intento di sottomissione. Tuttavia, sono perfettamente convinta che se vogliamo vedere le cose cambiare non dobbiamo limitarci a vivere la nostra vita come abbiamo sempre fatto, affidandoci alle quote rosa e alla grammatica, ma cercare di cambiare la mentalità della gente giorno per giorno, partendo dalle piccole cose e da chi ci sta vicino. E questo, a mio parere, è importante sì, quando abbiamo a che fare con persone grette, maschiliste e intenzionalmente discriminanti, ma anche e soprattutto quando si tratta di persone che non sono mosse dalla minima cattiva intenzione e attuano inconsapevolmente questi comportamenti. Questa è, per me, la cosa fondamentale: parlare con le persone, far loro notare le piccole ingiustizie quotidiane e difenderci quando ci mancano di rispetto, contribuire a diffondere la consapevolezza che ogni persona vale come singolo individuo – e non per essere uomo o donna, bianco o nero, bello o brutto – ed evitare di cadere noi stessi nel medesimo errore.

4 commenti:

  1. Un post interessantissimo e di cui ultimamente si sente sempre di più l'esigenza - e in realtà si è sempre sentita. È davvero un piacere, girare per caso tra i blog, e trovare post come il tuo, fanno pensare, fanno riflettere e sono sempre una sorpresa gradita.
    Complimentissimi!

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    1. Ciao e grazie mille per essere passata e aver letto il mio post, è una questione cui tengo molto per cui fa davvero piacere :)

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  2. Ciao! Secondo me hai assolutamente ragione: purtroppo la mentalità patriarcale è radicata in qualche angolo della nostra mente e, per quanto ci sforziamo di vedere le cose in un altro modo, spesso finisce per influenzarci.
    è un sistema di idee che fa male alle donne, per tutti i motivi che hai descritto, ma anche agli uomini, che spesso finiscono per essere presi in giro se sono più sensibili o non hanno un carattere molto forte.

    Anche io ho dovuto provare sulla mia pelle le conseguenze di questo sistema. Per esempio, mi sono ritrovata a piantare in asso una compagnia di amici che frequentavo anni fa, perché ero veramente stufa della loro visione medioevale delle cose. Ovviamente ho dovuto anche rinunciare a qualche ragazzo che non mi mostrava rispetto né a parole né a fatti. Per non parlare di tutti i commentini che fanno le persone sul fatto che io viva da sola quasi da un anno: "Eh, ma una ragazza sola..." e via dicendo.

    Secondo me non dobbiamo arrenderci: dobbiamo continuare a parlarne! Ci sono delle community su Facebook o dei forum molto intelligenti e simpatici. Dobbiamo educare i nostri ragazzi a vedere una serie di cose da una prospettiva differente. La goccia, prima o poi, scava la pietra :-)

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    1. Ciao. Hai centrato un punto molto importante: si pensa sempre che il femminismo sia per le donne, e sicuramente lo è in buona parte, ma in realtà riguarda anche gli uomini, perchè anche loro non sono liberi di essere loro stessi a causa di stupidi (perchè, diciamocelo, lo sono) canoni e pregiudizi imposti dalla società patriarcale. Sarebbe così bello se tutti potessimo essere liberamente noi stessi.

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