sabato 10 dicembre 2016

La letteratura femminile fiorisce in Giappone

Il primo post della nuova rubrica Storie al femminile è dedicato a un tema che mi sta molto a cuore e che è stato anche l’argomento di fondo della mia tesi di laurea. È stato davvero difficile per me scrivere questo articolo, non tanto per l’estrema complessità dell’argomento in sé, ma perché è una parte della storia e letteratura giapponesi che amo così tanto da rischiare di diventare eccessivamente prolissa. Ad ogni modo, questo post mi servirà anche per introdurre una recensione che intendo postare prossimamente, quindi spero di suscitare almeno un pochino il vostro interesse. 

Quando si parla di epoca d’oro della letteratura femminile molti penseranno a nomi quali Jane Austen o le sorelle Brontë, le grandissime autrici inglesi che scrissero i loro capolavori tra il XVIII e il XIX secolo, spesso nascondendosi inizialmente dietro nomi maschili per meglio aprirsi la strada verso la pubblicazione, che per le donne non era ancora così semplice né scontata. Pochissimi però sapranno che già tra il IX e l’XI secolo il Giappone visse un periodo di immenso splendore artistico di cui proprio le donne furono protagoniste indiscusse. 




Il periodo Heian (794-1185), che deve il suo nome alla vecchia capitale Heian (oggi conosciuta come Kyoto), fu una lunga epoca di pace e armonia caratterizzata da uno sviluppo culturale senza precedenti che ne fece uno dei periodi storici più ricchi e culturalmente sviluppati al mondo. Questo periodo vide infatti il fiorire di una civiltà colta e sofisticata, animata da un profondo spirito estetico e dedita principalmente al raffinamento delle arti e al culto della bellezza. Ovviamente stiamo parlando unicamente della nobiltà: nulla è mai giunto fino a noi in merito alla gente comune, ma quel che è certo è che la classe dirigente fece dell’arte non solo una passione ma un vero e proprio stile di vita, tanto che all'epoca il talento artistico non era da considerarsi un semplice valore aggiunto ma un requisito fondamentale in ogni individuo e chiunque ne mancasse veniva duramente criticato dalla società. 

La poetessa Izumi Shikibu, famosa per le sue numerose
avventure amorose.
Anche le donne, in periodo Heian, vivevano una condizione molto diversa da quella delle loro contemporanee d’Occidente e che sarebbe purtroppo venuta meno nelle epoche a seguire: non solo potevano godere di una vasta educazione artistica che andava dalla musica alla pittura, dalla composizione di profumi alla poesia (quest’ultima particolarmente importante poiché, in epoca Heian, la poesia costituiva un vero e proprio strumento di comunicazione), ma erano anche tutelate contro la violenza fisica e potevano addirittura ereditare beni e proprietà, in quanto la successione residenziale seguiva una linea matrilineare. Non era però tutto rose e fiori come potrebbe sembrare. Quella giapponese era infatti una società di forte stampo patriarcale dove non solo vigeva un sistema matrimoniale poligamico (ovviamente al solo beneficio maschile), ma la vita era anche regolata dai pensieri confuciani e buddhisti che vedevano la donna come inferiore all’uomo (tutto il mondo è paese) e costretta a obbedire prima al padre, poi al marito e infine ai figli maschi. In breve, una donna dell’epoca, per condurre una vita dignitosa, poteva contare solo sulla presenza di un padre o un marito disposti a fornirle ogni sorta di sostegno e protezione; viene da sé che, in mancanza di tali circostanze, anche donne di altissimo lignaggio erano condannate a finire i loro giorni in solitudine e completamente abbandonate dalla società. A peggiorare la situazione vi era il fatto che le donne conducevano una vita estremamente sedentaria, sempre chiuse nelle loro case senza potersi mostrare in pubblico e costrette a vivere nascoste dietro tende, cortine e paraventi. Tutto ciò contribuiva a condannare queste donne a una vita di precarietà e incertezze che spesso rischiava di sfociare addirittura nella pazzia. 

Inoltre, nonostante le donne avessero ampio accesso alla cultura, vi era un campo che era loro tassativamente precluso: lo studio della lingua e della scrittura cinesi. Il cinese era considerato la lingua della cultura per eccellenza, in opposizione al giapponese che, in quanto lingua della quotidianità, non era degno di altrettanta attenzione né meritevole di un proprio sistema di scrittura. Ma fu proprio qui che le donne dell'epoca trovarono un strumento fondamentale verso la definitiva consacrazione nell'affascinante olimpo letterario nipponico. L’introduzione di un nuovo alfabeto fonetico adatto a trascrivere la lingua autoctona permise infatti alle donne di iniziare finalmente a mettere per iscritto i loro pensieri, facendo propria questa scrittura che, proprio per questa ragione, finì con l’essere identificata con il nome onnade (letteralmente: “la mano femminile”).

Un esempio di come si presentava la scrittura in
giapponese adottata dalle donne dell'epoca.

Le donne Heian trovarono così nello scrivere un modo silenzioso e relativamente innocuo di dar voce al proprio disagio e ai propri più profondi tormenti interiori, che le regole della società imponevano loro di tener chiusi dentro di sé. Da qui prese il via una raffinata corrente letteraria forte dell’amore per la poesia e la bellezza che caratterizzava l’epoca che ne vide la luce, ma identificata anche da un forte pathos e da una miriade di sentimenti che riflettevano i moti più reconditi dell’animo delle loro autrici. Le scrittrici Heian produssero una grande quantità di opere – di cui solo pochissime sono purtroppo giunte fino a noi – fatta soprattutto di diari e raccolte di poesie, che traeva ispirazione dal loro vissuto quotidiano e, in particolare, dalle loro sofferenze inespresse. È così che la maggioranza dei temi su cui vertevano queste opere erano proprio l’incertezza del matrimonio, l’inaffidabilità dell’uomo e la continua sofferenza e attesa della donna, costantemente afflitta dalla paura di perderlo. Non è rimasta traccia, purtroppo, di storie di fantasia scritte da donne se non per una, il Genji monogatari (Storia di Genji), ma si ritiene che molte altre siano state scritte e andate perdute. Quest’unica superstite è però riuscita da sola in tutto ciò in cui nessun’altra opera letteraria, precedente o successiva, ha avuto altrettanto successo, influenzando profondamente la cultura autoctona – non a caso stiamo parlando dell’unico testo femminile che, all’epoca della sua scrittura, era diffusamente apprezzato nonché ampiamente elogiato anche dai più influenti uomini di corte – e diventando a tutti gli effetti l’opera di massimo rilievo nella letteratura giapponese. Una sorta di Divina commedia nipponica, per intenderci.

La famosa poetessa Ono no Komachi,
nota a tutti per la sua bellezza.
Questo fenomeno letterario senza precedenti è considerato unico al mondo e si è dimostrato fondamentale soprattutto per la storia culturale del suo paese, in quanto: ha contribuito a fondare le basi della lingua e della scrittura giapponesi moderne; ha istituito i canoni estetici e la sensibilità letteraria giapponese che ancora oggi influenzano la quasi totalità degli autori nipponici; è uno strumento fondamentale per gli studiosi poiché rappresenta la più sostanziale testimonianza di un’incredibile civiltà vissuta ormai un migliaio di anni fa. Ma non finisce qui, perché nomi quali Murasaki Shikibu, Sei Shonagon, Izumi Shikibu, Ono no Komachi e così via sono penetrati così a fondo nell’immaginario comune giapponese da continuare a esercitarvi il proprio fascino anche a un millennio di distanza, ed è così che li ritroviamo costantemente anche in opere teatrali, film e addirittura manga e anime contemporanei.

Le donne, che successivamente hanno visto mettere a tacere la propria voce per vederla infine riemergere timidamente solo sul finire del XIX e l’inizio del XX secolo (per non parlare dell’attuale condizione femminile che fa quasi apprezzare quella italiana), sono state in realtà per molti anni il perno della cultura e della letteratura giapponesi, e il loro contributo rimane ancora oggi indelebile in ogni aspetto delle stesse.

Per quanto riguarda le opere tradotte di queste autrici, attualmente sul mercato italiano sono reperibili: 

Le memorie della dama di Sarashina 
Diario di Murasaki Shikibu 
Diario di Izumi Shikibu 
Note del guanciale di Sei Shonagon 
La storia di Genji di Murasaki Shikibu (di cui presto potrò finalmente presentarvi la recensione!) 

Nessuna raccolta di poesie è purtroppo ancora stata tradotta in italiano, né tantomeno il bellissimo Diario di un’effimera, che è considerato il primo, e forse anche il più bello, di tutti i diari scritti dalle dame Heian. La speranza, ovviamente, è sempre l’ultima a morire: conosco studiose che si stanno occupando di questi testi e spero che prima o poi ne vedremo anche qualche traduzione ufficiale.

18 commenti:

  1. La cultura giapponese mi ha sempre affascinato un sacco!

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    1. Ciao e grazie di essere passata dal mio blog :)
      Da nipponista sono felice di questa tua affermazione e spero che il mio post abbia un po' contribuito ad alimentare l'interesse.

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  2. Credo che questo sia il post che, negli ultimi tempi, ho letto con il maggior grado di interesse e curiosità: non so praticamente nulla dell'antica cultura orientale, anche perché ho iniziato ad avvicinarmi a questo mondo soltanto di recente. Posso soltanto ringraziarti per averci fatto dono di queste perle di cultura, che mi hanno aperto scenari nuovi e che stuzzicano ulteriormente la mia curiosità. Pensa che, quasi per casualità, ho da parecchio tempo in wishlist La storia di Genji, ma non sapevo neppure che fosse opera di una donna! Ora attendo con trepidazione la tua recensione, che forse sarà la spinta decisiva per procurarmelo :)
    Complimenti davvero, hai scritto un post meraviglioso!

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    1. Grazie davvero per il tuo entusiasmo! Ci tenevo tantissimo a fare questo post e sono felice che abbia riscosso interesse :)
      La storia di Genji è il mio libro preferito di sempre e un libro che in un certo senso mi ha cambiato la vita, anche se mi rendo conto che forse per un occidentale è un po' difficile da avvicinare come lettura. Scriverne una recensione mi sarà forse ancora più difficile di quanto non sia stato fare questo post, ma spero di riuscirci presto :)

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  3. Ciao! Complimenti vivissimi per questo post, è davvero istruttivo! Non sapevo nulla di tutto quello che hai raccontato, perché non sono una grande esperta di cultura orientale.
    Il periodo Heian sembra aver regalato all'umanità dei veri tesori letterari... ed io non ho letto ancora niente!
    Ottima recensione, davvero!

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    1. Ciao :) Diciamo che un po' ho giocato facile: ho parlato della mia principale materia di studio sapendo che pochissime persone già la conoscevano. Però era un post che ci tenevo molto a fare e sono felice che tu l'abbia trovato interessante.

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  4. Ciao, mi piaciuto tantissimo questo argomento, l'ho trovato molto interessante ma anche istruttivo perchè non sapevo nulla di scrittura femminile giapponese e, in generale, non ho molte conoscenze riguardo la cultura orientale. Bellissimo post! Sai che anch'io ho fatto la tesi sulla produzione letteraria di una donna scrittrice? Diodata Saluzzo, un'autrice piemontese poco, se non del tutto, conosciuta :-)

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    1. Ciao :) Sono felice che tu abbia trovato interessante il post, ci tenevo moltissimo.
      Effettivamente non conosco nemmeno io Diodata Saluzzo ma ero che hai fatto il suo nome cercherò di informarmi un po' :) Sono sempre a favore della diffusione dei lavori di scrittrici sconosciute: sono rimaste nell'ombra per troppo tempo e penso meritino il giusto riconoscimento.

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  5. Molto molto interessante. Io che ho fatto studi umanistici ignoravo totalmente questa realtà tutta al femminile in estremo Oriente.
    Curioso come i secoli di questo periodo letterario siano pressoché simili al nostro periodo più brillante di studi fra alto e basso Medioevo.

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    1. Purtroppo è una realtà quasi totalmente sconosciuta al di fuori dell'ambiente nipponistico, così come rappresenta invece una delle prime cose che ti insegnano non appena entri a farne parte. A me invece piacerebbe molto approfondire il nostro Medioevo di cui non posso certo dirmi un'esperta, anche perché mi piacerebbe molto – in un ipotetico futuro – fare delle ricerche comparate fra letteratura italiana e giapponese.

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  6. Ciao! Hai scelto un argomento interessantissimo per inaugurare la tua rubrica, complimenti! La cultura nipponica mi ha sempre affascinato, è stato un piacere scoprire queste tradizioni che non conoscevo e queste autrici di cui dovrò assolutamente leggere i testi!

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    1. Ciao :) Sono felice che tu abbia trovato il post interessante! Purtroppo le pubblicazioni in italiano non sono moltissime e i testi sono quanto di più lontano da tutto ciò cui siamo abituati sia per stile che per sensibilità, quindi non sempre facili da avvicinare. Però se mai dovessi leggere qualcosa spero mi farai avere un tuo parere :)

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  7. Mi unisco al plauso dei commenti precedenti: oggi, grazie a questo interessantissimo post, ho imparato tante cose che prima erano per me del tutto sconosciute e che meriterebbero di essere divulgate per restituire visibilità ad una gran parte della cultura orientale (ma, oserei dire, anche "mondiale", perché nessuna tradizione è un sistema chiuso). Inoltre sorrido leggendo che quanto ci hai raccontato è parte della tua tesi di laurea: con questo genere di post avrai stabilito un legame forte, familiare, come se fosse una parte di te... e questo lo ha reso ancor più piacevole per noi lettori! Complimenti! :)

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    1. Ciao, e grazie davvero per aver apprezzato il mio post. Significa molto per me.
      Questo tema in effetti non solo è parte della mia tesi di laurea, ma è un argomento che mi appassiona da sempre e che ha fortemente influenzato tutte le mie scelte negli ultimi anni (anche quelle apparentemente controcorrente). Si tratta anche di tematiche ampiamente studiate dagli accademici di tutto il mondo (forse la parte più studiata della storia della letteratura giapponese) e sarebbe molto bello se potessero essere diffuse un po' di più anche al di fuori dell'ambito accademico, anche perché si tratta di un'epoca storica e di un fenomeno letterario veramente unici al mondo.

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  8. Praticamente mi hai aperto un mondo completamente sconosciuto. Che aggiungere? Grazie mille! Si intravede nettamente la passione e la competenza che hai messo nella tua tesi di laurea. Davvero, bravissima.

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    1. Grazie davvero per aver apprezzato, sono felice che un argomento che amo così tanto sia risultato di interesse :)

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  9. Mami, hai scritto un articolo meraviglioso e interessantissimo! La cultura orientale è incredibilmente affascinante e, purtroppo, quasi sconosciuta a noi occidentali. Mi piace moltissimo il tuo blog anche perchè dà spazio ad argomenti come questi e non pensare neanche di stare annoiando, anzi, avrei letto volentieri un intero saggio sull'argomento! Ti ringrazio moltissimo per aver condiviso con noi parte dei tuoi studi e non vedo l'ora di poter leggere la tua prossima recensione, perchè si preannuncia meravigliosa!

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    1. Oddio grazie. Quando mi sono messa a scrivere questo post l'ho fatto pensando che non interessasse poi più di tanto, ma siccome piaceva a me e ci tenevo a farlo ho deciso di andare avanti per la mia strada e alla fine sono felice di averlo fatto! La recensione sul Genji arriverà, non so ancora quando ma spero presto. E' un libro così importante per me e ci sarebbero così tante cose da dire (è il libro più studiato e analizzato della storia della letteratura giapponese!) che temo potrei non finire mai... ma farò del mio meglio!

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